Gli Angoli di Daniela
La premessa che feci due anni fa in fase di apertura del sito fu quella di mantenere vive le tradizioni, di farle conoscere e tramandare al fine di far si che non si perdano e non vengano cancellate o sostituite con delle nuove.
In occasione delle festività dei santi e dei morti in Sardegna come in Sicilia, ma come in molte regioni d’Italia vi sono delle usanze che non si chiamano come il moderno “Halloween”, per altro festa anglosassone importata a casa nostra che negli ultimi anni sta prendendo piede in maniera definirei “consumistica”, zucche, addobbi, teschi, abiti, feste di ogni genere.
In Sardegna vi sono diverse tradizioni popolari, fra cui “Is animeddas”, i bambini vestiti con dei lenzuoli bianchi, rappresentano le anime, il pomeriggio del 1° Novembre passano di casa in casa chiedendo qualcosa per Is animeddas, ma non lo fanno bussando i campanelli, in quanto se signore attendono dietro la porta “Is Animeddas” con cibi semplici come pane, dolci tipici, frutta di stagione e in ogni casa viene preparato il tavolo cosidetto per “Is animeddas”, una volta consegnato il cibo, le signore in sardo dicevano “Po s’anima de filla mia, de pobiddu mio, de frai miu”. Tradotto significa, per l’anima di mia figlia, di mio marito o di mio fratello.
Altra tradizione molto conosciuta in Sardegna e diffusa è di “Maria Puntaoru”, letteralmente tradotto Maria Punteruolo.
Nota come Tzia Maria, era una donna molto povera, che morì per la fame.
La notte fra il 1° e il 2 Novembre usanza vuole che in tutti i paesi si cucinasse la pasta o delle zuppe, o dei cibi sostanziosi, e veniva lasciata la tavola apparecchiata con i piatti belli pieni affinchè Maria Puntaoru potesse entrare nelle case e sfamare la sua anima di ciò che nella vita terrena non ha avuto, se non trovava ospitalità e quindi cibo, andava dai bambini che dormivano e con il suo punteruolo, spiedo pungesse la pancia dei bambini per recuperare il cibo non avuto.
Vi voglio parlare anche di una tradizione siciliana, molto sentita per la festa dei morti, che ho voluto preparare con molta cura e osservanza dell’antica tradizione, si tratta dei “panieri dei morti”.
Secondo l’antica tradizione nella notte fra l’1 e il 2 Novembre i morti visitano le case e portano ai più piccoli dei doni,che anticamente erano frutta secca, castagne, frutta del periodo come mele cotogne, melagrane e dolcetti tipici molto semplici come le reginelle.
L’indomani mattina nelle case vi è la corsa alla ricerca dei panieri che i cari defunti, nonni, zii hanno portato ai loro piccoli.
Ho preparato i panieri utilizzando dei vecchi cestini, adornando con dei centri e riempiendoli con dei dolcetti fra cui le reginelle, biscotti fatti con pochi ingredienti e decorati con il sesamo (per la ricetta completa cliccate qui ),con delle ciambelle semplici e altre farcite con la marmellata, la frutta Martorana, i “pupi di zuccaro”, delle statuette dalle innumerevoli forme che vengono fatte sopratutto nella zona di Palermo con degli stampi particolari.
Il tutto incartato con il cellofan.
E’ una tradizione di cui sono rimasta molto colpita, il mio fidanzato quanto era piccolo ogni anno riceveva questi panieri, così mi sono documentata, mi hanno raccontato bene questa antica tradizione e ogni anno ho il piacere di ripeterla e portala avanti.
Attualmente i panieri vengono confezionati con cioccolata, dolciumi di ogni genere, merendine e tanto altro, con il consumismo si è persa l’usanza di preparare i dolcetti in casa, di confezionali in maniera semplice con un pò di carta e qualche nastro colorato.
Il mio desiderio è di portare sempre avanti queste tradizioni, di farle conoscere e a loro volta tramandarle, sono la nostra storia, le nostre origini, se dovessimo perderle sarebbe un vero peccato.